Anni 2000-2015

 

La nuova formula espressiva dell’opera di Corbo – riconducibile cronologicamente agli anni Duemila – scaturisce da uno scambio reciproco e continuativo che l’autore affronta nelle personali ponderazioni sulla natura del linguaggio pittorico, una riflessione che segue naturali inclinazioni creative che vedono un progressivo allontanamento dai modelli concreti del reale. L’artista pratica uno sradicamento vero e proprio dell’immagine tal quale, rielaborando il dato irrazionale per mezzo di una indagine condotta al limite della casualità. E’ l’essenza più intima del reale ad affascinare il pensiero di Corbo che traduce, attraverso sperimentazioni materiche e gestuali, l’idea in forma. Le opere dei primi anni Duemila subiscono ancora il fascino della tecnica adoperata negli anni precedenti come le grandi campiture cromatiche miste a interventi grafici stilizzati. Corbo abbandona lentamente questo filone rappresentativo attivando un processo di elaborazione ed esecuzione che dalla riproduzione giunge all’assimilazione. La tensione all’astrattismo, la predisposizione alla sintesi sono, dunque, presenti allo stadio embrionale anche in opere antecedenti all’ultima produzione, attestando un impegno profuso nel tempo nella definizione di un rinnovato stile compositivo. Corbo affida nuovamente al colore la funzione nodale della rappresentazione liberandosi, questa volta, della ritualità del gesto, affidando alla materia il ruolo di esecutore. La natura assume una nuova veste, si fa sognante e la chiave irrazionale primeggia nella visione di mondi sconosciuti, lontanissimi. Le vibranti metamorfosi del creato spingono l’artista ad immaginare forme primordiali di vita nelle opere, forse, più conturbanti della sua produzione, lavori carichi di materia che guidano l’osservatore oltre la percezione bidimensionale. E così il Big Bang e le teorie del cosmo diventano protagonisti di un percorso espositivo che l’artista conduce negli anni con successo. Il coinvolgimento è innegabile: l’occhio segue con attenzione gli impasti materici applicati al supporto, scava fra gli strati del colore nel tentativo di giungere all’origine, alla profondità delle cose. Il processo (compositivo e contemplativo) si fa lento, riflessivo, dilatandosi in misura esponenziale, rendendo quasi performativa l’esperienza della visione. Un linguaggio, quello di Corbo, attuale quanto universale, ricco di rimandi spirituali che ritroviamo nelle forme e nei simboli delle sue opere, archetipi familiari la cui sintesi amplifica i codici comunicativi.

Silvia Valente

struttura molecolare
Visione tridimensionale 2
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